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Podcast e politica: Perché ogni candidato dovrebbe averne uno

La maggior parte degli esponenti più autorevoli del Congresso Americano ne ha uno. Non stiamo parlando del sito web della campagna elettorale, del profilo Instagram o quello di Tik Tok, ma di uno strumento di comunicazione attraverso il web che, pur essendo diffuso da alcuni anni, fra i nostri politici stenta ancora a decollare: il podcast.

Nei paragrafi che seguono andremo, quindi, a vedere cos’è, come si realizza e come si promuove un podcast, che tipo di pubblico ha e, soprattutto, se una strategia che abbini podcast e politica può funzionare per un candidato alle elezioni.

Qualora, invece, volessi del supporto diretto per realizzazione del tuo podcast in campagna elettorale, contattaci! 

Cos’è un podcast

La parola “podcast” deriva da iPod, device introdotto da Apple all’inizio degli anni 2000 e dedicato all’archiviazione e all’ascolto di contenuti audio. Di fatto, i podcast non sono altro che contenuti audio digitali molto simili a dei programmi radiofonici, che vengono trasmessi online sotto forma di episodi. 

Dal punto di vista dei contenuti, un podcast può trattare di un argomento specifico oppure avere un taglio più generalista e includere, al proprio interno, monologhi, interviste, spezzoni musicali e così via.

A differenza dei programmi radiofonici, però, i podcast:

  • non sono trasmessi in diretta, ma gli episodi possono essere ascoltati in streaming utilizzando piattaforme come Spotify, Deezer o Apple Podcast;
  • presentano formati molto più flessibili sia per quanto riguarda la durata, sia per quello che concerne la tipologia di contenuti da inserire all’interno;
  • per poterne fruire, è generalmente richiesto che l’utente abbia scaricato l’app attraverso cui sono distribuiti e sia iscritto al programma.

Altro aspetto da non sottovalutare dei podcast e che li differenzia dai contenuti audio/video tradizionali (trasmissioni radio e tv) è che hanno un basso costo di produzione e non richiedono competenze specifiche per essere realizzati. Possono, pertanto, essere prodotti da chiunque. 

Chi sono gli utenti dei podcast in Italia

Stando ai dati IPSOS, in Italia il target degli ascoltatori di podcast ha un’età compresa tra i 18 e 40 anni  e il segmento più in crescita è quello dei giovani dai 18 ai 25, il più difficile da raggiungere dai media tradizionali.

Inoltre, sempre in base alla survey di IPSOS, gli amanti delle cuffie si concentrano soprattutto tra coloro che:

  • hanno un titolo di studio elevato;
  • svolgono un lavoro maggiormente qualificato (insegnanti, liberi professionisti, dirigenti e funzionari).

La fruizione degli episodi avviene prevalentemente in casa, tramite smartphone, ma sta progressivamente aumentando anche l’ascolto in macchina o sui mezzi di trasporto durante i viaggi. 

Del resto, i Podcast si configurano come la risposta ai formati che non si possono fruire facendo altro, come i video o i testi! Esattamente come la musica, ma con contenuti maggiormente impegnativi e rilevanti.

Quali sono i vantaggi per un candidato alle elezioni di avere un podcast 

L’utilizzo dei podcast in campagna elettorale può essere un modo estremamente utile e creativo per promuovere il programma e incrementare il consenso tra gli elettori.

Vediamo di seguito quali sono i principali vantaggi dell’utilizzo del podcasting da parte di un candidato alle elezioni.

Elevata fidelizzazione 

I dati IPSOS evidenziano quanto la capacità di trattenere l’attenzione sia un tratto portante dei podcast: il 57% degli utenti dichiara, infatti, di ascoltare i propri podcast preferiti “per l’intera durata” e “nella loro interezza”. 

Questo significa che le persone che seguono un podcast imparano progressivamente a ritagliarsi del tempo per seguire con attenzione i nuovi contenuti che vengono rilasciati. La “serializzazione” è un aspetto molto importante sia per i brand, sia per la politica, perché capace di generare fidelizzazione, condivisione, e passaparola. 

I dati confermano, dunque, che il pubblico dei podcast è, in genere, molto più fidelizzato rispetto a quello di una fanpage, di un blog o di un canale YouTube e questo, per un candidato alle elezioni, può, senza dubbio, rivelarsi un vantaggio competitivo unico rispetto ai propri avversari.

Alto livello di coinvolgimento 

Sia che si tratti di rimanere informati, divertirsi o sfuggire allo stress quotidiano, il pubblico dei podcast assapora davvero il tempo trascorso ascoltando il proprio podcast o i propri podcast preferiti, prestando molta attenzione a ciò che viene comunicato.

Se ci pensi, questo livello di coinvolgimento è molto raro nell’era di internet e costituisce, certamente, una risorsa molto importante per chi fa politica e ha bisogno di mobilitare gli utenti intorno al proprio messaggio.

Libertà nella selezione degli argomenti

Nel proprio podcast, un politico può esprimere la propria opinione oppure intervistare altri politici o esperti sugli argomenti che più gli interessano e stanno a cuore ai propri utenti, rafforzando il legame con questi ultimi e mostrando maggiore autenticità. 

Ma soprattutto, non ci sono redazioni o giornalisti che selezionano per lui i temi su cui parlare e non ci sono censure. Questo è il motivo per cui, ad esempio, negli ultimi anni abbiamo visto podcast dare voce ad attivisti appartenenti a gruppi minoritari, le cui istanze avrebbero fatto difficoltà ad entrare nei palinsesti dei media tradizionali.

Narrazione personale

Attraverso il podcast, un candidato alle elezioni può parlare direttamente al proprio pubblico, offrendo un quadro più ampio di sé non solo come politico, ma anche come essere umano. 

Questo è ciò che viene chiamato “narrazione personale” che ha da sempre un grande peso sulle decisioni degli elettori, si pensi all’esempio al caso negativo del “Mein Kampf” di Adolf Hitler. 

La storica dei media e conduttrice del podcast settimanale di comunicazione politica Passato Presente Nicole Hemmer sostiene, ad esempio, che: 

Sia un libro di memorie, sia un podcast riguardano la creazione di una politica di intimità, invitando lettori e ascoltatori a entrare in una storia che il politico sta creando. 

Ciò che è diverso è che le memorie politiche scritte sono una storia finita, una narrazione ordinata stampata e pubblicata che i lettori possono acquistare e leggere. 

Un podcast è invece un insieme continuo di conversazioni con persone diverse. Non si tratta tanto di raccontare una storia, quanto di creare un personaggio e un marchio, che potrebbe avere potenziali usi anche oltre la carriera politica”.

Come si fa un podcast

Sul web trovi senz’altro moltissime guide su come creare e registrare le puntate di un podcast. Non è quello che ci interessa fare qui. In questo paragrafo vogliamo, invece, concentrarci su questi due aspetti della produzione di un podcast politico:

  • l’individuazione degli argomenti e del formato;
  • la pubblicazione del podcast sulle principali piattaforme di ascolto.

Individuazione degli argomenti e del formato del tuo podcast

La prima cosa da fare, qualora volessi avviare un podcast politico, è quella di individuare gli argomenti o temi di cui occuparsi

Potrebbe trattarsi di politica generale, di una problematica specifica (ad esempio la politica estera o le politiche attive del lavoro) o persino di argomenti di politica locale, qualora ad esempio ti fossi candidato alla poltrona di sindaco o di consigliere di un piccolo comune o di una città.

Nella scelta degli argomenti di cui trattare nel tuo podcast, dovrai tenere conto sia delle tue competenze e dei tuoi interessi personali, sia di ciò che interessa al tuo pubblico di riferimento, ovvero i tuoi potenziali elettori. Dovrai, pertanto, avere ben chiaro fin dall’inizio “a chi vuoi rivolgerti”. 

Questo ti aiuterà non solo a selezionare meglio i tuoi contenuti, ma anche a individuare uno stile di comunicazione adeguato e, in generale, a rendere il tuo podcast più interessante agli occhi, o per meglio dire alle “orecchie”, dei tuoi ascoltatori. 

Il Sindaco di Milano Beppe Sala nel suo podcast con puntate quotidiane di 4 minuti Buongiorno Milano, ha affrontato, per tutto il 2023, diversi argomenti, non solo di politica, attualità e cultura legati alla città di Milano e al suo operato, ma anche problematiche più ampie come quelle ambientali riferite all’ecosistema mondiale.

Ciò che farà, dunque, del tuo podcast qualcosa di unico sarà non tanto il tema o i temi affrontati, quanto piuttosto l’angolazione, la prospettiva o il “taglio” con cui affronterai le tematiche trattate. 

In questo modo, non solo creerai una narrazione maggiormente personalizzata, ma apparirai anche più autentico e potrai distinguerti sia dai concorrenti, sia dagli altri candidati della tua stessa fazione.

Oltre a ciò, prima di registrare il primo episodio del tuo podcast politico sarà indispensabile:

  • scegliere un nome per il tuo programma: dovrà essere memorabile e pertinente con gli argomenti di cui vuoi trattare;
  • selezionare il formato: condurrai da solo il tuo podcast o ci saranno altri conduttori? Conterrà solo monologhi oppure interviste e/o confronti con altre persone? Il formato dovrà comunque essere sempre in linea con le tue competenze, i tuoi contenuti e il tuo pubblico di destinazione;
  • individuare la lunghezza ottimale degli episodi del podcast: alcuni podcast durano meno di 5 minuti, altri hanno episodi lunghi quanto un breve audiolibro. Fai in modo che le puntate del tuo programma sia lunghe abbastanza da fornire tutte le informazioni che vuoi dare sull’argomento, senza, però, diventare noioso o ridondante;
  • scegliere la frequenza di pubblicazione: potresti decidere di pubblicare ogni giorno, 2 o più volte a settimana o una sola volta. Se sei in campagna elettorale, è importante pubblicare nel modo più assiduo possibile per sviluppare una connessione con gli ascoltatori e aumentare la fidelizzazione. Come abbiamo visto la “serialità” è un aspetto importante per far crescere un podcast, a patto però di avere qualcosa da dire. Se sai di non avere contenuti (o il tempo) sufficienti per pubblicare più puntate settimanali, una sola puntata ogni 7 o 14 giorni potrà bastare.

Pubblicazione del podcast

Dopo aver realizzato i tuoi primi episodi, il passo successivo consiste nel pubblicarli su diverse piattaforme di ascolto podcast. Ogni piattaforma potrebbe richiedere un processo leggermente diverso, ma in genere, per pubblicare il tuo podcast, dovrai:

  • caricare i tuoi primi episodi su un servizio di hosting di podcast. Fra i più noti ci sono Podbean, Buzzsprout e Spreaker ma ce ne sono anche molti altri, sia gratuiti, sia a pagamento;
  • creare un feed podcast RSS;
  • inviare questo feed RSS alle directory di podcast prescelte. Ti consigliamo anche qui di iniziare dalle più popolari come Apple Podcast, Spotify, Audible di Amazon e Google Podcast. 

Nel pubblicare il tuo podcast sul server e sulle piattaforme di ascolto, dovrai includere una descrizione in cui racconti qualcosa di te e/o del tuo programma, illustrandone brevemente i contenuti. Per quanto riguarda la descrizione ti suggeriamo di:

  • utilizzare delle espressioni accattivanti che incuriosiscano e spingano gli utenti a sintonizzarsi sul tuo podcast. Potrebbe essere anche un’affermazione scioccante o una domanda provocatoria;
  • non usare, almeno nella descrizione, parole ed espressioni troppo tecniche o dal significato ambiguo e complesso;
  • incorporare nel testo parole chiave correlate all’argomento o agli argomenti del tuo podcast per aumentarne la visibilità nei motori di ricerca. 

Questi suggerimenti sono validi anche nel caso delle descrizioni che introducono i singoli episodi. 

Tieni, infine, presente che, sebbene se nessuna delle piattaforme di hosting di podcast imponga limitazioni esplicite ai contenuti politici, alcune potrebbero avere politiche specifiche che vietano determinati tipi di contenuti. 

Qualora, pertanto, volessi trattare di argomenti politici controversi, assicurati di leggere attentamente i termini di servizio e le linee guida sui contenuti della piattaforma di hosting che sceglierai. In caso di dubbi, puoi contattare l’assistenza della piattaforma o i forum della community per avere dei chiarimenti.

Come promuovere un podcast

Un podcast, così come un blog o un canale YouTube, per poter avere successo e crescere nel tempo, ottenendo un numero sempre maggiore di ascoltatori, ha bisogno di essere promosso in modo adeguato. 

Ecco alcune delle azioni che puoi fare da solo o col supporto di un team di professionisti come il nostro:

  • utilizza i social media per promuovere i tuoi episodi e interagire con il tuo pubblico, creando account specifici su piattaforme come LinkedIn, Instagram e Facebook;
  • crea un sito web per il tuo podcast, in cui ospitare contenuti aggiuntivi e le tue informazioni di contatto. Potresti, ad esempio, utilizzare le trascrizioni dei contenuti audio del podcast per gli articoli del blog; 
  • aggiungi parole chiave pertinenti alle descrizioni dei tuoi podcast;
  • crea brevi teaser condivisibili e pubblicali sui social media. 

Ricorda, comunque, che si tratta di azioni che per dare risultati richiedono tempo, dunque, se intendi far funzionare una strategia basata sul podcast in campagna elettorale, dovrai muoverti in anticipo, preferibilmente ancora prima della tua discesa in campo.

Quali sono i rischi di avere un podcast per un politico

Nei paragrafi precedenti abbiamo visto come una strategia basata sul podcast possa rivelarsi efficace per conquistare l’attenzione e il voto degli elettori. 

Tuttavia, presenta anche dei rischi, ad esempio non avere contenuti idonei oppure non riuscire a ottenere un seguito adeguato. Questo può avvenire a causa dell’inesperienza, per questo può essere utile affidarsi ad un team di esperti.

Inoltre, altro aspetto che può rivelarsi un’arma a doppio taglio per un politico, molti candidati aprono un podcast durante le elezioni e lo abbandonano quando non serve più o si accorgono che c’è troppo da lavorare. Questo potrebbe dare l’idea di scarsa serietà e professionalità agli occhi degli elettori, che potrebbero ricordarsene alle successive consultazioni.

C’è, infine, un altro punto a sfavore del podcasting che non riguarda come è fatto quest’ultimo, quanto piuttosto la tipologia di fruizione di questo tipo di canale. 

In campagna elettorale, si distinguono, infatti, quattro tipi di elettori: 

  • quelli che andranno sicuramente a votare e voteranno per un partito/lista civica/ coalizione diverso dal tuo;
  • quelli che, invece, andranno sicuramente a votare e voteranno per il tuo partito/lista civica/ coalizione;
  • quelli che voteranno sicuramente, ma non hanno ancora deciso chi;
  • infine, gli indecisi che non hanno ancora deciso se e chi votare.

Ora, in genere, mentre nella prima fase di una compagna elettorale si mira a raccogliere, anche attraverso i sondaggi, più dati possibili sul secondo gruppo di elettori (i votanti “sicuri” del proprio partito, lista civica o coalizione) al fine realizzare contenuti idonei proprio per questo gruppo, nella seconda fase, quella più vicina al voto, è bene concentrare i propri sforzi proprio sugli ultimi due.

Questi corrispondono a elettori potenziali che potrebbero anche non presentarsi alle urne e che, in genere, sono poco impegnati e hanno uno scarso interesse per la politica. Il podcasting è, quindi, lo strumento meno indicato per convincere questo tipo di elettorato ad alzarsi dal divano e andare a votare per te il giorno delle elezioni! 

Una strategia basata sui podcast, infatti, richiede una fruizione dilatata nel tempo che non  è in grado di fare presa nelle poche settimane che precedono l’apertura delle urne. Anche i meccanismi coinvolti nella distribuzione del podcast (il fatto, ad esempio, di dover essere iscritti e di scaricare l’app necessaria alla fruizione dello streaming) remano contro l’utilità momentanea.

Per questo motivo, dunque, dedicarsi esclusivamente o in via maggioritaria al podcast nella parte finale di una campagna potrebbe essere uno spreco di energia.

Questo, ovviamente, non vuol dire che non ci sia alcun valore politico nell’usare i podcast. C’è, ma si concentra soprattutto nelle fasi iniziali e centrali della campagna, non certamente in quella finale che è maggiormente rivolta a coinvolgere i cosiddetti “elettori indecisi”.

Non solo podcast: dirette streaming e video in formati più lunghi

Soprattutto nella parte conclusiva della campagna elettorale, possono rivelarsi efficaci altri canali di comunicazione rispetto al podcast, in particolare le dirette streaming sui social network, i video in formati più lunghi che “raccontano” in prima persona le varie tappe della campagna e/o le video interviste su YouTube.

In base alla nostra esperienza, possiamo dire che sono in grado di dare una visibilità immediata ad un candidato alle elezioni queste tipologie di contenuti:

  • dirette Facebook e Instagram di comizi e altri appuntamenti sul territorio durante la campagna;
  • dirette di risposte del candidato a domande degli elettori;
  • video lunghi sul programma, meglio ancora se corredati da infografiche per fissare nella mente degli utenti i punti programmatici più importanti;
  • reels e storie su Instagram per documentare, giorno per giorno, i momenti salienti della campagna;
  • video interviste da pubblicare non solo sui social ma anche su YouTube;
  • video contenenti endorsement in favore del candidato da parte politici, imprenditori e altre personalità autorevoli.

Per far arrivare questi contenuti a un numero maggiore di potenziali elettori puoi ricorrere a delle inserzioni, la cui efficacia sarà sicuramente maggiore più i tuoi video saranno autentici e di qualità. 

Ciò detto, non dimenticare, però, che un politico non è un influencer, dunque l’utilizzo dei social e di strumenti come i reel e le storie non può essere lo stesso di un vip. Un candidato alle elezioni può decidere di mostrarsi in un video mentre partecipa a una cena o altro tipo di evento, ma i contenuti che posta dovranno comunque sempre essere collegati a un messaggio rivolto ai suoi elettori.

Pubblicando, invece, video eccessivamente personali e avulsi dalle tematiche politiche della campagna, rischi l’effetto “Papeete”, clamoroso epic fail di Matteo Salvini che, nel tentativo di apparire come il “politico del momento” mostrando video della sua estate a Milano Marittima, finì con l’attirare su di sé le critiche degli elettori.

D’altro canto, una strategia, che preveda l’utilizzo di video, reels e “shorts” (i cosiddetti video brevi pubblicati su YouTube) dovrebbe oggi prendere in considerazione anche la possibilità di coinvolgere dei creatori di contenuti professionali, soprattutto se si tratta di influencer locali collegati alla propria nicchia.

Il vantaggio principale dei contenuti pubblicati da influencer locali, che sono persone come quelle che davvero i tuoi elettori possono incontrare per strada mentre vanno a scuola, a lavoro o a fare la spesa, è quello di apparire come qualcosa di autentico e non costruito a tavolino, dunque maggiormente condivisibile.

Alle ultime elezioni per il rinnovo del Congresso Indiano, ad esempio, sia il Bharatiya janata party, il partito di governo dell’attuale primo ministro Narendra Modi, sia il partito del Congress, la principale formazione d’opposizione guidata da Rahul Gandhi, hanno fatto molto affidamento ai contenuti di nano e micro-influencer locali per catturare l’attenzione degli elettori residenti in aree rurali. 

In queste zone dell’India, infatti, sono davvero molte le persone che utilizzano i social e YouTube come unici canali per il reperimento di notizie e per formarsi un’opinione. Fra i content creator digitali che hanno collaborato coi principali leader politici e candidati alle elezioni per aumentare il proprio consenso soprattutto nei territori rurali ci sono, ad esempio, il fotografo Sharvan Patel e lo YouTuber  e videomaker Shailesh Lilhari.

Entrambi gestiscono account Instagram molto seguiti in cui sono pubblicati quotidianamente foto e video che illustrano scene di vita reale nelle aree più periferiche e desertiche dell’India.

Pubblicando, ad esempio, immagini come queste sul proprio account Ig, Patel celebra in modo indiretto, ma efficace, la manovra del primo ministro dello Stato del Rajasthan, una delle aree più povere dell’India,  di regalare un cellulare con minuti di conversazione gratis alle donne residenti. 

Lo stesso content creator in un’intervista avrebbe dichiarato, riferendosi ai propri post: 

Non è solo pubblicità; è qualcosa che i politici possono fare da soli. Creiamo contenuti che inducono le persone a credere che stia realmente accadendo qualcosa di bello. Non sembra che stiamo promuovendo un partito politico: il post mostra solo un quadro buono e positivo”.

Conclusioni


In questo articolo abbiamo visto quanto i podcast possano essere utili per acquisire consensi da parte di un candidato alle elezioni. Se ci pensi bene, alcuni dei motivi del loro successo, sono gli stessi che sono alla base del successo dei social media, in particolare:

  • il maggiore coinvolgimento degli utenti;
  • la maggiore libertà nella scelta degli argomenti;
  • lo stile di comunicazione più personale.

Tutto questo è incrementato dal fatto che i podcast continuano a intercettare un target di qualità, dal profilo socio-demografico e dai tratti socio-culturali ricercati (giovane, istruito, con posizione sociale elevata). In più, il valore del target è amplificato dal fatto che viene intercettato in momenti di qualità, quando è pronto, ricettivo e disponibile all’ascolto.

Tuttavia, l’utilizzo di una strategia basata sul podcast può rivelarsi inefficace nell’ultima fase di una campagna, quando occorre concentrarsi nel mobilitare soprattutto gli elettori indecisi e, per questo motivo, è sempre bene integrare con l’uso di altri strumenti, come ad esempio le dirette social, i video su YouTube e le video interviste.

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