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Coinvolgere, gratificare e partecipare: tutti i segreti della gamification

Il tema della partecipazione politica e della fiducia verso partiti e leader, è di stretta attualità. Siamo di fronte ad un trend che testimonia una disaffezione sempre continua.

Ormai da diversi anni i dati ci mostrano una grande distanza tra politici e cittadini, confermata dall’ultimo sondaggio condotto da Demos che relega il Parlamento e i politici rispettivamente al penultimo e ultimo posto nella classifica della fiducia nelle istituzioni.

I social network sono diventati, quindi, quella scorciatoia informativa attraverso cui i politici provano ad intercettare e coinvolgere i cittadini grazie alla possibilità di disintermediare che è insita nelle dinamiche di queste piattaforme. L’obiettivo è riavvicinarsi all’elettorato. Ma come si può emergere in un ambiente pieno di notizie e informazioni come i social? La nuova frontiera sembra essere la gamification.

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Gamification e comunicazione politica

Il termine gamification è diventato d’uso comune solo nel 2010 dando vita a quasi 1 milione e mezzo di pagine tracciate su Google ed una miriade di tweet in pochi mesi.

Il merito di questo boom lo si deve a Jesse Schell, figura eclettica, professore alla Carnegie Mellon University, autore di “The Art of Game Design” e fondatore di Schell Games.

Ma partiamo dalle basi: a cosa serve una strategia di questo tipo? La gamification permette di ingaggiare, fidelizzare e gratificare il target. E tutto questo viene fatto in modo dinamico, interattivo e innovativo.

Perché può funzionare in politica? L’obiettivo è ricucire quel debole legame tra governanti e governati, creando una nuova dimensione di contatto e relazione. Le semplici tecniche di disintermediazione tecnologica (vedi le dirette Facebook) non risultano essere efficaci. La strada intrapresa negli ultimi anni è quella che va verso la creazione di forme di partecipazione attiva dei cittadini.

La politica da tempo si è resa conto di questa esigenze e negli anni ha provato a interpretarle con diverse forme di gamification.

I casi del passato: Bob Dole, Berlusconi, Obama, il Pd

Negli Stati Uniti, già nel 1996, Bob Dole sperimentò soluzioni grafiche di gamification che consistevano nella creazioni di manifesti e slogan a sostegno del candidato.

Nel 2000 in Italia, Berlusconi fece partire un concorso di manifesti creativi. Nel sito di Forza Italia venne aperta una sezione dedicata all’invio di questi manifesti con un regolamento molto dettagliato. In seguito i primi tre classificati sarebbero stati “omaggiati” con il “Berluskaiser” ovvero una statuetta simil Premio Oscar.

Tornando in America. Nel 2008, Obama, ideò un bingo elettorale. I vincitori del bingo avrebbero avuto la possibilità di cenare con Barack e la moglie. Lo scopo era finanziare la campagna elettorale.

Per le elezioni Europee del 2014, invece, il Partito Democratico lanciò la campagna “Ce lo chiedi tu”. L’obiettivo era quello di chiedere ai cittadini cosa poteva fare per loro L’Europa. Queste richieste successivamente sono state raccolte in diversi cartelloni e infografiche in cui apparivano sia i cittadini che le rispettive proposte.

I casi italiani più attuali: Salvini, Decaro e De Luca

Negli ultimi anni, il protagonista in questo ambito è di sicuro Matteo Salvini. Nel libro “Fenomeno Salvini”, scritto da Lorenzo Pregliasco e Giovanni Diamanti, viene dedicato un apposito capitolo sulle tecniche social e sulle modalità attraverso cui il leader della Lega si è servito della gamification.

Proprio in questo senso, il “Vinci Salvini” è diventato ormai una tecnica di campagna elettorale ricorrente per il numero 1 del Carroccio: è stata proposta sia per le Politiche che per le Europee. Il gioco ha avuto una buona risposta e nel 2019 i numeri si sono raddoppiati: il post di lancio ha avuto un + 17183 like, +31240 commenti e +15572 condivisioni.

Questi numeri sono frutto di un lavoro attento. Salvini ha infatti saputo allargare di più di tutti la propria fanbase: con i suoi 4,262,681 followers stacca di gran lunga i suoi avversari (Luigi Di Maio con 2 milioni e 331mila, Zingaretti 323.808mila followers).

Sfruttando questa base attiva e resa attiva, da una nostra analisi condotta sui post nell’ultimo mese di campagna elettorale per le Europee, vediamo come Salvini può vantare un incremento nel tasso di engagement (il rapporto percentuale tra il volume di interazioni generate da un certo contenuto e il numero totale di visualizzazioni dello stesso, ndr.) del 306% su Facebook per le elezioni Europee.

Il leader della Lega supera i suoi avversari anche nel numero di post su Facebook. Nell’ultima settimana di campagna elettorale, Salvini ha prodotto in media 27 post al giorno contro i 14 di Di Maio e gli 11 di Zingaretti.

La strategia del “Vinci Salvini”

Ma come si inserisce il “Vinci Salvini” nella strategia del leader della Lega e come funziona? Tutti possono partecipare e tutti possono vincere. L’azione da compiere è quella di mettere il più velocemente possibile like al post.

Secondo punto: il premio. Chi riesce nell’impresa vedrà la sua foto diffusa sulla pagina e otterrà un incontro telefonico o reale (un caffè o una chiamata) con Salvini. Un premio perfettamente in linea con il target della pagina: fan del Capitano e social addicted.

Terzo punto: la fidelizzazione e la gratificazione. Questo concorso non solo rende più forte il legame tra fan e Salvini ma permette di gratificare immediatamente i sostenitori e di farlo pubblicamente.

Quanto appena detto ci riporta alla nostra tesi iniziale: l’obiettivo conclamato è stabilire un contatto diretto, immediato e vero tra Salvini e i suoi elettori (o ancora meglio, fans). Questa vicinanza emotiva al leader fa sentire gratificato il cittadino che quindi è invogliato a condividere e a mettere tanti likes.

L’algoritmo di Facebook premia il concetto di quantità. Un post che viene immediatamente spinto da una base cosi solida viene promosso da Facebook con più facilità e diventa subito virale.

Decaro e la sua “Missione Bari”

Anche l’attuale Sindaco di Bari, Antonio Decaro, nel 2019 ha proposto qualcosa di simile durante la sua campagna elettorale per la rielezione a primo cittadino del capoluogo pugliese. 

“Missione Bari, software gratuito disponibile sia su PC, tramite browser, che su device equipaggiati di iOS e Android, ha trasformato Decaro in un super eroe di un videogioco.

L’intento principale era quello di stimolare il senso civico insito in ognuno di noi, lasciando che sia proprio il primo cittadino, teoricamente colui che più di chiunque altro ha a cuore la salvaguardia del tessuto sociale, a calarsi nei panni dell’eroe di turno, chiamato a risolvere ogni problema.

Con questo escamotage si è provato rafforzare il senso di appartenenza alla città dei baresi e, soprattutto, ha reso l’idea di quanto sia difficile e impegnativo governare. Ottima trovata per un candidato che cercava la riconferma. I risultati finali testimoniano la bontà dell’esperimento.

De Luca, il “Presidente Sceriffo” come Super Mario

Un altro esempio di gamification che ha spopolato in rete è un gioco online su Vincenzo De Luca, governatore della Regione Campania. Non si sa bene se l’idea nasca dallo Staff del presidente. Sta di fatto che questi giochi diventano sempre più noti tra i giovani regalando un interessante palcoscenico. Abbiamo comunque già parlato dello stile comunicativo del “Presidente Sceriffo” in un focus sulla nostra pagina Facebook.

Gamification come nuova frontiera per la comunicazione politica?

Come abbiamo visto sono tanti i motivi che spingono i politici ad adottare queste tecniche di gamification: la raccolta fondi, il coinvolgimento nella campagna elettorale, la necessità di seguire l’algoritmo di Facebook, conoscere meglio i propri elettori.

Questi sono obiettivi utili ad ottenere il massimo in campagna elettorale. Di fatto è stato così sia per Salvini che per Decaro. Il dubbio che emerge è se queste tecniche ludiche riescano però a rafforzare, alla lunga, il legame tra il “brand candidato” e gli elettori.

Le strategie di gamification non hanno come finalità una condivisione valoriale ma piuttosto una “fruizione” immediata del candidato. Nell’era della politica veloce, questa fruizione immediata non potrà causare anche un distacco immediato? Il banco di prova da cui – forse- avremo la risposta a questo quesito saranno le prossime elezioni!

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Fonte immagine di copertina: Disertel / CC BY-SA