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Come migliorare la capacità di parlare in pubblico per un candidato alle elezioni

“Ogni volta che ci presentiamo a parlare in pubblico, ci esponiamo a essere giudicati”: è una frase tratta dal primo libro del “De oratore” di Marco Tullio Cicerone (106 avanti Cristo– 43 avanti Cristo), uno dei più grandi esperti di public speaking, termine inglese con cui è indicata l’arte o l’abilità di parlare in pubblico. 

La citazione ci aiuta a inquadrare subito l’argomento di questo articolo.La maggior parte della gente prova, infatti, una certa paura a parlare in pubblico perché questo espone al “rischio” di essere giudicati.

Tuttavia, alcune categorie di persone, tra cui, in modo particolare i politici che si candidano alle elezioni, non possono esimersi dalla necessità di trasmettere per via orale i propri messaggi. 

Anzi, il public speaking in politica è, senza alcun dubbio, un elemento essenziale per riuscire ad aumentare il consenso elettorale. Sono, infatti, tante le occasioni in cui un candidato deve parlare in pubblico, ad esempio:

  1. Presentazione della candidatura e/o del programma;
  2. Conferenze stampa; 
  3. Comizi elettorali;
  4. Faccia a faccia con candidati avversari;
  5. Riunioni di staff con il proprio comitato;
  6. Interviste stampa locale e altri media;
  7. Video ed eventi live sui social media;
  8. Incontri con possibili sostenitori per ottenere fondi per la propria candidatura.

Chi si candida alle elezioni deve, pertanto, essere in grado di parlare in pubblico non solo da un palco, ma anche durante un incontro informale come, ad esempio, una cena o un aperitivo con i propri elettori. 

Ma soprattutto, deve essere capace di coinvolgere con la parola i votanti, utilizzando vari tipi di canali, da quello diretto, come ad esempio un comizio elettorale, a quello indiretto, come un’intervista per la stampa, un dibattito in TV o un video su YouTube.

Nei paragrafi che seguono, ti forniremo, dunque, alcuni consigli utili per superare la paura di parlare in pubblico, ma soprattutto per imparare a farlo in modo efficace. 

Qualora, invece, volessi ottenere subito supporto diretto da parte di esperti per migliorare il public speaking in campagna elettorale, contattaci!

Come superare la paura di parlare in pubblico

La paura di parlare in pubblico è una forma molto comune di ansia sociale, le cui manifestazioni possono variare da un leggero nervosismo alla paura paralizzante e al panico. 

Molte persone con questa fobia, ad esempio, evitano del tutto di parlare in pubblico e, quando sono costrette a farlo, hanno mani e voce tremanti. 

Tuttavia, adottando una serie di stratagemmi è possibile se non superare, almeno tenere a bada tale paura. Ecco alcuni consigli di cui puoi fare tesoro se ti sei candidato per la prima volta alle elezioni e vuoi controllare l’ansia di parlare in pubblico: 

  • Approfondisci l’argomento: quanto più conosci ciò di cui stai parlando, tanto meno ci sarà la probabilità di commettere errori, ottenendo (o temendo di ottenere) un giudizio negativo da parte degli astanti.
  • Pianifica attentamente in anticipo il tuo discorso, compresi eventuali oggetti di scena, supporti audio o visivi: più sarai organizzato, meno darai modo al tuo nervosismo di prevalere.
  • Esercitati più volte prima di trovarti davanti al tuo pubblico: puoi provare a pronunciare il tuo discorso dinanzi a persone con cui ti trovi a tuo agio e chiedere loro un feedback. In alternativa, puoi realizzare un video da guardare tu stesso per vedere quali sono gli aspetti della tua performance che necessitano di miglioramento.
  • Utilizza le tecniche di respirazione per calmarti: fare dei respiri lenti e profondi prima di salire sul palco per un discorso può aiutare a schiarirsi le idee e distendere i nervi. Anche durante l’orazione, qualora dovessi perdere il filo e/o iniziare a sentirti nervoso, puoi prendere un momento di pausa e respirare a fondo prima di ricominciare.

Se non riuscissi a superare la paura con la sola pratica, considera la possibilità di cercare un aiuto professionale. Evita, però, l’utilizzo di farmaci per il controllo dell’ansia, a meno che non sia strettamente necessario, perché potrebbero creare dipendenza e influire su altri aspetti, come ad esempio il tono dell’umore e la lucidità mentale.

Tecniche per parlare in pubblico in modo efficace

Veniamo ora alle tecniche più comuni per parlare in pubblico in modo efficace. Anche qui ci viene in soccorso Cicerone. Nel secondo e terzo libro del “De Oratore”, il filosofo e politico romano descrive, infatti, in modo dettagliato l’arte dell’oratoria, articolandola in diverse fasi o componenti, di cui quelle essenziali sono: inventio, dispositio, ed elocutio. 

Inventio (Invenzione)

Si riferisce alla scelta degli argomenti da trattare all’interno del discorso. In questa fase, l’oratore si dedica, infatti, a ricercare e selezionare i contenuti maggiormente utili e convincenti per sostenere la propria tesi. Questo può includere fatti, esempi, citazioni, argomentazioni logiche ed emozionali. 

Dispositio (Disposizione)

Riguarda l’organizzazione del materiale raccolto durante la fase di inventio. In questa fase, l’oratore struttura il discorso in modo logico e coerente, suddividendolo in diverse parti per massimizzare l’efficacia della persuasione. 

Secondo Cicerone, un discorso ben organizzato dovrebbe comprendere:

  1. Exordium (Introduzione): per catturare l’attenzione del pubblico e predisporlo favorevolmente.
  2. Narratio (Narrazione): per esporre i fatti in modo chiaro e comprensibile.
  3. Propositio (Proposizione): per enunciare la tesi o la posizione che l’oratore intende sostenere.
  4. Partitio (Divisione): per suddividere il discorso in argomenti principali e secondari.
  5. Confirmatio (Conferma): per presentare gli argomenti a sostegno della tesi.
  6. Refutatio (Confutazione): per anticipare e rispondere alle obiezioni o controargomentazioni.
  7. Peroratio (Conclusione): per riassumere i punti principali e concludere in modo persuasivo ed emotivamente coinvolgente il discorso.

Elocutio (Elocuzione)

È la fase in cui l’oratore sceglie le parole e lo stile linguistico appropriato per esprimere le proprie idee. Qui, l’attenzione è rivolta alla scelta delle parole, alla costruzione delle frasi e all’uso delle figure retoriche per rendere il discorso il più efficace, elegante e persuasivo possibile. 

Stando, dunque, alle argomentazioni di questo grandissimo oratore del primo secolo avanti Cristo, un oratore efficace dovrebbe essere abile a:

  1. Inventare argomenti convincenti (inventio).
  2. Disporli in un ordine logico e persuasivo (dispositio).
  3. Esprimerli, infine, con un linguaggio appropriato e coinvolgente (elocutio). 

Queste indicazioni, tutt’oggi utilizzate da chi si occupa di scrivere discorsi per conto di politici e candidati alle elezioni, tengono conto, però, solo in minima parte di un altro aspetto molto importante che riguarda la comunicazione politica. 

Di cosa si tratta? Del fatto, ormai assodato, che tutte le forme di comunicazione umana si compongono non solo di una parte verbale, ma anche (e soprattutto!) di una “paraverbale”, come ad esempio l’intonazione della voce, e di una non verbale, chiamata anche linguaggio del corpo.

Approfondiamo questo argomento nei paragrafi che seguono.

Aspetti di comunicazione paraverbale e non verbale che aiutano a migliorare l’efficacia di un discorso politico

Iniziamo subito col dire che la comunicazione “paraverbale” e la “comunicazione non verbale” (o linguaggio del corpo). Queste, infatti, non sono esattamente la stessa cosa, sebbene entrambe facciano parte della comunicazione non verbale in senso ampio e spesso si sovrappongano. 

In particolare, la comunicazione paraverbale riguarda il modo in cui le parole sono pronunciate e include elementi come il tono di voce, la scelta del registro linguistico, la velocità e il ritmo del parlato, compreso l’uso delle pause e dei silenzi per enfatizzare e dare significato alle parole.

La comunicazione non verbale riguarda, invece, tutti gli aspetti della comunicazione che non coinvolgono le parole parlate o scritte, quali, ad esempio, le espressioni facciali, la gestualità e postura, la distanza o il contatto fisico rispetto all’interlocutore, ecc..

Ecco, dunque, alcuni consigli che riguardano proprio questi aspetti.

Tono di voce

La voce, con la sua portata metacomunicativa, è fondamentale per trasmettere emozioni e sentimenti appropriati. Per migliorare il tono di voce durante un intervento pubblico, segui questi consigli:

  • Modula la voce: adatta i toni vocali al contenuto, usando una ricchezza timbrica e alternando pause, volumi e ritmi.
  • Usa toni morbidi ed empatici: per ottenere un effetto positivo sull’ascoltatore, scegli toni calmi e coinvolgenti. Una voce calda e avvolgente è in grado anche di suscitare emozioni, quindi usala per  trasmettere empatia, sicurezza e senso di protezione.
  • Esprimi i concetti più importanti con fermezza: nei punti chiave del tuo discorso, parla con una voce decisa, ma mai arrogante o stizzita.
  • Evita toni noiosi o distratti: scongiura il rischio di sembrare disinteressato, evitando toni monotoni o cantilenanti. Mantieni, invece, l’ascoltatore coinvolto e attento con una voce espressiva e variata.
  • Inspira fiducia: usa un tono sicuro e rassicurante per infondere sicurezza nell’ascoltatore e convincerlo a stare dalla tua parte.

L’utilizzo di un’intonazione appropriata non solo può favorire il coinvolgimento, ma in molti casi è capace di condizionare l’umore degli astanti, suscitando proprio quelle emozioni che l’oratore desidera smuovere nell’animo di chi ascolta.

Scelta del registro linguistico

La scelta del registro linguistico si riferisce alla selezione del livello di formalità, del tono e dello stile del linguaggio utilizzato in una determinata situazione comunicativa. 

I registri linguistici si distinguono in:

  • Formale: caratterizzato da un linguaggio complesso, una sintassi corretta e una terminologia specifica, viene utilizzato di solito in contesti ufficiali, ad esempio, nel caso di un politico, durante un incontro pubblico con autorità e/o altri politici.
  • Informale: usato in situazioni familiari o comunque non ufficiali, come ad esempio, nel caso di un rappresentante politico, una riunione informale con altri esponenti del partito. Presenta, in genere, un linguaggio semplice, colloquiale, e può includere espressioni gergali e dialettali.
  • Neutro: si colloca a un livello intermedio fra il registro formale e quello informale e viene spesso usato in comunicazioni quotidiane dove non è necessaria una particolare formalità, ma neppure un tono troppo colloquiale.

Anche la scelta del registro linguistico appropriato è fondamentale per garantire che la comunicazione sia efficace e adeguata al contesto. Questa scelta dipende, naturalmente, da vari fattori, tra cui il contesto, lo scopo della comunicazione e la relazione tra i partecipanti alla conversazione.

Nell’ambito della selezione del registro linguistico adeguato, si pone anche un interessante quesito che riguarda l’uso del dialetto durante un discorso politico. Questa può essere, infatti, una scelta strategica che, se fatta correttamente, può rafforzare la connessione con il pubblico e dimostrare autenticità. Tuttavia, è necessario considerare attentamente diversi aspetti per evitare malintesi o offese. 

Riguardo l’uso di espressioni dialettali durante un discorso politico, attieniti, dunque, a queste regole:

  1. Se il discorso è rivolto a un pubblico locale che parla e comprende il dialetto, l’uso di quest’ultimo può creare un senso di appartenenza e solidarietà, esaltando nel contempo le “radici” comuni. Il suo utilizzo può, dunque, farti guadagnare punti.
  2. In un contesto più ampio, invece, come ad esempio un discorso trasmesso a livello nazionale, l’uso del dialetto potrebbe non essere compreso da tutti, quindi escludere parte dell’audience, diffondendo un’impressione negativa nei tuoi confronti.
  3. In linea generale, la soluzione migliore è più efficace è quella di bilanciare il dialetto con la lingua standard, assicurandoti che le parti cruciali del discorso, specialmente quelle che contengono messaggi politici fondamentali, siano in lingua standard per garantire che siano comprese da tutti. Le espressioni gergali e dialettali possono, invece, essere utilizzate per alcune frasi d’effetto allo scopo di aggiungere colore e autenticità al tuo intervento.

Velocità e ritmo del parlato

Anche la gestione della velocità e del ritmo del parlato è cruciale per un discorso politico efficace. In particolare, per “velocità del parlato” si intende la quantità di parole pronunciate per unità di tempo, mentre il “ritmo del parlato” corrisponde alla variazione della velocità e delle pause durante il discorso. 

Un buon oratore politico deve, pertanto, imparare ad utilizzare variazioni di velocità e pause strategiche per mantenere l’interesse del pubblico, sottolineare i punti chiave e assicurarsi che il messaggio che vuole comunicare sia effettivamente compreso. 

I consigli che ti possiamo dare in questo caso sono:

  • Inizia sempre il tuo discorso con un ritmo più lento: la lentezza, in questo caso, serve a stabilire una connessione con il pubblico e permettere a tutti di acclimatarsi al tuo tono di voce.
  • Alterna un ritmo più lento a uno più veloce durante l’esposizione: rallentare durante i passaggi cruciali del discorso e usare, invece, un ritmo leggermente più veloce durante le sezioni narrative o meno cruciali ti aiuterà a mantenere vivi attenzione e interesse del pubblico.
  • Usa le pause strategicamente: fare delle pause dopo affermazioni importanti consente al pubblico di riflettere su quanto detto. Queste, inoltre, ti permettono di segnare le transizioni tra un argomento e l’altro, rendendo il discorso più comprensibile e organizzato.
  • Mantieni sempre un ritmo naturale: evita uno stile espositivo troppo concitato o meccanico perché può far apparire il tuo discorso artefatto e causare un calo di attenzione in coloro che ascoltano.
  • Assicurati di articolare bene le parole, specialmente quando parli a un ritmo più veloce, per evitare che il messaggio diventi confuso. Se utilizzi termini tecnici o in lingua straniera, rallenta e pronunciali chiaramente.
  • Coinvolgi gli astanti con domande, sguardi interrogativi, cambiamenti di tono e variazioni di ritmo per mantenerli attenti e partecipi.
  • Utilizza, infine, alcuni espedienti retorici, per dare ancora più ritmo e incisività ai concetti chiave del discorso: la ripetizione o anafora, ad esempio, crea un “crescendo” che aumenta il coinvolgimento e l’empatia nello spettatore.  Qualche esempio? Nel celebre discorso “I have a dream” di Martin Luther King, l’espressione “Io ho un sogno” è ripetuta ben 4 volte ad inizio paragrafo, mentre la frase “Risuoni la libertà” addirittura 6. Al contrario, l’uso di “intercalari” inutili come ad esempio le espressioni “in pratica” o “diciamo”, sebbene possa servire all’oratore per prendere tempo e pensare, alle lunghe può diventare fastidioso per chi ascolta, riducendo la soglia di attenzione.  

Postura e gestualità

Per parlare in pubblico in modo efficace, anche la postura e i movimenti delle braccia e delle mani sono fondamentali. È buona regola, infatti, che questi accompagnino il messaggio verbale per renderlo ancora più convincente ed efficace. 

L’ex presidente americano Barack Obama, così come molti altri memorabili speaker politici, è noto non solo per essere un abile oratore, ma anche per il fatto di saper usare il corpo e le mani per enfatizzare i concetti chiave dei propri discorsi. 

Durante un incontro pubblico, sia che si tratti di un comizio o di un “faccia a faccia” con un avversario, è, pertanto, molto importante dimostrare con il corpo, oltre che con le parole, la convinzione in ciò che si sta dicendo. A tale scopo:

  • Mantieni una posizione ben eretta e salda, con le gambe leggermente divaricate: le gambe aperte, con la zona intima leggermente in mostra, comunicano infatti, dominanza.
  • Muovi le mani all’altezza del busto per accompagnare il tuo discorso: i movimenti devono essere fluidi, contenuti e naturali, evitando di somigliare a un robot. Ciò comunica sicurezza, oltre a favorire la concentrazione dei presenti sul messaggio che stai trasmettendo.  

Lo stesso è in grado di fare, ad esempio, l’adozione di alcuni gesti specifici con le mani. L’ex premier tedesca Angela Merkel è, ad esempio, nota per il gesto del “diamante”, formato unendo i pollici e le punte delle dita all’altezza dell’ombelico. Nel linguaggio del corpo, questo denota sicurezza in sé stessi e superiorità.

  • Evita posture di chiusura, come ad esempio braccia conserte, gambe accavallate o mani dietro la schiena. Possono, infatti, trasmettere senso di chiusura o farti sembrare troppo sulla difensiva. 

Anche stare troppo “ancorati” al supporto come, ad esempio, il presidente russo Vladimir Putin in questa foto, dove le mani e i gomiti sono quasi del tutto poggiati sulla scrivania, può suggerire disagio e chiusura. In questo caso, però, la postura potrebbe dipendere anche dalla cultura di provenienza. I russi, infatti, hanno una gestualità molto più contenuta rispetto a noi europei, pertanto la posizione di “ancoraggio” del presidente potrebbe anche essere letta come un modo per dimostrare controllo, potere e fermezza delle proprie decisioni.

  • Non muoverti avanti e indietro o lateralmente, ma distribuisci il peso equamente su entrambe le gambe. Questo favorisce, fra l’altro, anche il mantenimento del contatto visivo con il pubblico, esaltando ulteriormente il coinvolgimento dei presenti e il valore delle parole espresse. Al contrario, invece, la dispersione dello sguardo dell’oratore nel vuoto viene, in genere, avvertita come un segnale di insicurezza o di menzogna.
  • Utilizza gesti “illustratori”, ovvero gesti capaci di accompagnare e dare ritmo alle parole. Ad esempio, il presidente Obama era solito, durante i discorsi ufficiali, orientare i palmi delle mani verso il basso, aumentando così la sua autorevolezza. Si tratta, infatti, di un gesto solitamente usato per calmare e rinfrancare le persone in situazioni di panico. 

Al presidente Bill Clinton, invece, era stato imposto di contenere i movimenti delle mani come se queste si trovassero all’interno di una scatola non più grande dell’area del petto e della pancia. Questo espediente venne ideato dagli esperti di comunicazione dello staff del candidato democratico alla Casa Bianca, per aiutarlo a tenere a bada i movimenti troppo ampi che era solito eseguire con le mani durante i suoi discorsi. Questi, infatti, avrebbero potuto comunicare senso di inadeguatezza e inaffidabilità.

Parlare in pubblico meglio a braccio o seguendo una traccia scritta?

Un altro dei quesiti che si pongono i candidati alle elezioni o, in generale, i politici quando devono parlare in pubblico per un incontro ufficiale o, comunque, programmato, sia che si tratti di un comizio, di una conferenza stampa oppure di un video per i social network, è se sia meglio parlare “a braccio” oppure seguire una traccia scritta.

Prima di rispondere, è bene chiarire subito cosa vuol dire parlare a braccio. Questa espressione, infatti, non significa improvvisare, anzi, molto spesso chi parla a braccio in realtà si è preparato a fondo sia sul “cosa dire”, sia sul “come”.

Dunque, un discorso “a braccio” non è (o almeno non lo è quasi mai) un discorso “improvvisato”. L’unica vera differenza consiste nel fatto che chi parla senza avere una traccia scritta deve avere ben chiaro in testa ciò che vuole dire fin dall’inizio, al fine di non cadere del rischio di esprimersi in modo poco chiaro o inefficace.

Gli oratori che riescono a fare discorsi in questo modo sono di solito quelli che riescono a interagire maggiormente col proprio pubblico e generare maggiore empatia. Merito della maggiore spontaneità e anche, sicuramente, del contatto visivo, che, invece, quando si parla leggendo, rischia di venire meno.

Ci sono comunque alcuni pericoli. Qualora non fossi, infatti, sufficientemente abile nel parlare in pubblico a braccio (o non ti fossi preparato abbastanza) potresti rischiare di far perdere di chiarezza al tuo discorso o di esprimere i tuoi concetti in modo disorganizzato e/o incompleto. 

Ecco allora anche qui alcuni suggerimenti di cui fare tesoro se desideri cimentarti nel public speaking senza avere una traccia scritta:

  • Inizia il tuo discorso in modo forte per attirare fin da subito l’attenzione del tuo pubblico, ad esempio raccontando un aneddoto divertente o edificante. 

A tal proposito, come dimenticare le barzellette dell’ex premier italiano Silvio Berlusconi, il quale era estremamente capace di attirare l’attenzione del pubblico non solo coi contenuti, quasi sempre espressi “a braccio”, ma anche con un uso appropriato del linguaggio del corpo. 

Nel narrare i suoi aneddoti, il politico e imprenditore di Arcore era, infatti, solito adottare un  tono di voce rilassato e un’espressione del viso sorridente  e pacata, generando così grande empatia tra i presenti.

  • Durante la parte centrale del discorso soffermati solo su pochi punti importanti che avrai preparato prima dell’incontro, evitando l’apertura e chiusura di ulteriori parentesi che possono allontanarti dall’obiettivo e far perdere di chiarezza al tuo intervento.
  • Prima di chiudere, riassumi in modo sintetico i punti chiave del tuo discorso per renderli ancora più memorabili.

Inoltre, sia che tu stia parlando a braccio oppure seguendo una traccia, non dimenticare di dare importanza anche agli aspetti paraverbali e non verbali della comunicazione politica. Ricorda, pertanto, queste quattro regole:

  1. Adotta un registro linguistico adeguato al contesto, al tipo di pubblico e di relazione che hai coi presenti.
  2. Modula il tono della voce per attirare e mantenere l’attenzione degli astanti e facilitare la comprensione del tuo messaggio.
  3. Assumi una postura naturale ma decisa.
  4. Utilizza i gesti delle mani, la velocità e il ritmo del parlato per enfatizzare i concetti chiave del tuo discorso.

Conclusioni

In questo articolo rivolto principalmente ai candidati alle elezioni, ma utile in generale a tutti coloro che fanno politica e hanno la necessità di parlare in pubblico, abbiamo fornito consigli su come fare public speaking in modo efficace, superando le proprie ansie e paure.

La capacità di comunicare efficacemente è, infatti, fondamentale per un politico e, in molti casi, può fare la differenza tra il successo e il fallimento in una consultazione elettorale. Infatti, anche se si hanno idee brillanti e vincenti, queste rischiano di non arrivare al pubblico se non si è in grado di comunicarle in modo adeguato. 

Avrai dunque compreso che oggi più che mai è importante, per un candidato alle elezioni, saper padroneggiare l’arte del public speaking, che include non solo il parlare su un palco, ma anche, ad esempio, la comprensione delle dinamiche comunicative dei social media. 

Inoltre, è cruciale capire che, nel comunicare, è spesso più efficace arrivare al cuore delle persone anziché al cervello, poiché le emozioni giocano un ruolo chiave nell’influenzare le opinioni e le decisioni della gente. 

Ti lasciamo con un’affermazione che speriamo ti faccia riflettere: in politica, i   contenuti da soli non bastano, ma è altrettanto essenziale saperli presentare in modo accattivante e coinvolgente!

A tal fine, potresti anche provare a guardare video di discorsi pubblici di leader politici italiani e stranieri, mettendoti, però, nei panni dell’ascoltatore. Questo aiuta a sviluppare sensibilità verso il pubblico e a identificare le emozioni che gli oratori vogliono instillare nei propri seguaci.

Per un apprendimento più strutturato, potrebbe anche essere utile seguire un corso di public speaking per politici o farti aiutare da professionisti come quelli che abbiamo nel nostro team, che possono consigliarti su come progettare i tuoi discorsi e su quali registri comunicativi adottare nel caso di incontri, eventi, conferenze stampa, ecc.. 

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